domenica 17 ottobre 2010

I Demonî di Fëdor Dostoevskij


FedorI Demonî di Fëdor Dostoevskij

Einaudi, 1993


Confesso di non aver mai subito particolare fascino per la letteratura russa ma questa estate un’amica mi ha raccontato dello spettacolo teatrale “I Demonî” con la regia di Peter Stein; ho iniziato così a mettere in cantiere la lettura del primo romanzo russo.

“Delitto e Castigo” di Fëdor Dostoevskij è stato il primo ma con “I Demonî” ho conosciuto il genio di Dostoevskij: i primi capitoli sono stati complicati (una massa informe di personaggi, con nomi di difficile memorizzazione) e non nascondo di aver pensato di abbandonare la lettura ma continuando ho iniziato ad apprezzare le rimanenti seicento pagine dell’edizione Einaudi (… con l’indiscutibile ausilio delle lenti da vicinanza!!)


Dostoevskij, come in “Delitto e Castigo” è ossessionato dalla lotta tra il Bene ed il Male, dalla fede come unico sigillo di felicità sulla terra ma in questo romanzo c’è anche il tema politico, la divulgazione delle idee socialiste e nichiliste nella Russia Zarista della fine ottocento.

Fëdor Dostoevskij si ispira ad un fatto di cronaca degli anni settanta: Sergej Necaev, un seguace di Bakunin, aveva creato delle cellule segrete che, con azioni dirette ed indirette, avevano il compito di preparare la rivolta finale contro lo zarismo. Un membro di una cellula volle ritirarsi dall'organizzazione e Necaev, temendo che potesse rivelare tutto, lo uccise e lo seppellì. Il delitto fu scoperto rapidamente e i responsabili condannati.

Nel romanzo Necaev diventa Petr Stepanovic, il vero Deus ex machina degli accadimenti; un mistificatore, un uomo senza scrupoli che non crede a niente, nemmeno alla stessa rivoluzione che va perseguendo. Accanto a lui il quintetto dei rivoluzionari che lo sostiene nelle azioni preparatorie. Questi sono per Dostoevskij gli amici con i quali venti anni prima aveva svolto attività politica clandestina per la quale era stato condannato ai lavori forzati. Di questi Dostoevskij svela il mancato collegamento con il popolo, pseudo intellettuali alla ricerca di gloria personale.  Stavrogin è invece il nobile viziato e annoiato dalla vita che però, nonostante abbia delle velleità rivoluzionarie ed incarni egli stesso il Demone, non lo asseconda ma gli tiene testa, riesce con estrema freddezza a farsi temere anche da Petr Stepanovic.. E’ un peccatore, della peggior specie ma è l’unico che nel corso degli avvenimenti prende coscienza dei propri “peccati”, li confessa pagandoli infine con il suicidio.

Su questo romanzo si è scritto; a me il piacere di invitarvi alla sua lettura.


Agata Santamaria