sabato 30 gennaio 2010

Una terra chiamata Alentejo

una terra1Una terra
chiamata Alentejo
di José Saramago
1980


Una terra chiamata Alentejo di José Saramago ha svegliato la memoria dei racconti di mio padre che raccontava di suo padre che raccontava di suo nonno, della fatica del coltivare la terra non propria in cambio di poco, della bruttura della vita, dell’ignoranza, della mancanza di tutto.

Racconta il romanzo della storia dell’Alentejo, regione agricola portoghese, e di ben quattro generazioni della famiglia Mau Tempo vissute nel latifondo: dagli inizi del XX secolo al 1974, anno della rivoluzione dei garofani e della definitiva fine del regime salazarista.


Il latifondo, per definizione una estesa zona di terreno agricolo utilizzata per colture estensive, si distingueva per essere di proprietà di pochi contro i molti, i braccianti, che lo coltivavano pagati a giornata. Perché è stato uno strumento di potere, in tutta l’Europa fino al XIX secolo? Perché ha resistito in alcuni paesi, come l’Italia, la Spagna, la Russia, fino al secondo dopoguerra? In Portogallo persino fino alla fine della dittatura di Salazar nel 1974?


Ha resistito fino al crollo dei sistemi politici assolutisti dove la ricchezza legata al possesso della terra era poco distribuita. Nel Sud Italia i latifondisti erano gli aristocratici borboni che mantennero i loro privilegi legati al possesso ed allo sfruttamento della terra anche dopo la formazione del Regno d’Italia. Da questi il Governo del Nord aveva il consenso politico e non certo dai braccianti, poco istruiti e trattati alla stregua di bassa manovalanza. E lo sanno e lo ricordano i nostri padri o i nostri nonni ancora, quando finalmente hanno cominciato ad occupare le terre, dalla Puglia, alla Calabria alla Sicilia e a poter dire coltivo e quindi posseggo e quindi decido.


La povertà del popolo portoghese di Saramago, Levantado do Chão – alzato da terra (titolo originale del romanzo) si intreccia con la dignità, con il desiderio di riscatto, con la triste e inevitabile costrizione all’obbedienza alle leggi del potere gestito da uno Stato militarista, con la PIDE, la polizia di regime, atroce e disumana, con la “Chiesa temporale” predicante la rassegnazione e l’oblio della sofferenza e del dolore terreno.


Ma gli uomini e le donne curve, consumati dalla fatica, con in mano niente, in tasca rimasugli di cibo e di tabacco, sono paragonati da Saramago a formiche con la testa alzata…. testimoni delle atrocità, impotenti ma con una grande memoria dei fatti, dei nomi, delle vie percorse dall’ingiustizia! La memoria storica è importante, ricorda Saramago, perché chi è stato crudele non pensi di essere dimenticato e ogni filo, prima o poi, si congiunge alla sua origine a formare un cerchio.


Saramago è duro e crudele con chi lo merita e parla della dittatura, dei morti per fatica, penuria o per mano della polizia nel rispetto dei particolari; trasforma i vinti in uomini felici e lo fa con coraggio e grande speranza.


[…] Il mondo con tutto il suo peso, questa palla senza inizio né fine, coperta di mari e di terre, tutta segnata da fiumi, torrenti e rigagnoli, dove scorre l'acqua chiara che va e viene ed è sempre la stessa, sospesa nelle nuvole o nascosta nelle sorgenti sotto grandi strati sotterranei, il mondo che sembra una bruttura vagante nel cielo, o una trottola silenziosa, come un giorno lo vedranno gli astronauti, e come noi possiamo già anticipare, il mondo visto da Monte Lavre, è una cosa delicata, un orologio che può sopportare solo quel po’ di corda e non un giro di più, e si mette a tremare, a palpitare, se un pollice si avvicina al bilanciere, se sfiora, anche solo lievemente, la molla a spirale, anelante come un cuore. Un orologio è solido nella sua cassa brunita...
Ma se gli tolgono l'involucro, se il vento, il sole e l'umidità cominciano ad agire e a colpire l'orologio all'interno, fra i rubini e gli ingranaggi, chiunque di voi ci può scommettere, sicuro di vincere, che sono finiti i giorni gloriosi. Visto da Monte Lavre, il mondo è un orologio aperto, con le budella al sole, in attesa che arrivi la sua ora.
Agata Santamaria

Levantado do Chao
Uma terra chamada Alentejo José Saramago, tem despertado as memórias de histórias que meu pai me disse de seu pai, que disse de seu avô, o labor de cultivar a terra não possuíam em troca de pouco, a feiúra da vida, da ignorância, falta de tudo.

O romance conta a história do Alentejo, região agrícola Português, e quatro gerações da família já morou em fazendas Mau: a partir do início do século XX até 1974, ano da Revolução dos Cravos eo fim do regime de Salazar.

O latifúndio, por definição, uma extensa área de terras utilizadas para o cultivo extensivo, a distinção de ser propriedade de poucos contra muitos trabalhadores que cultivavam a pagar pelos dias. Porque foi um instrumento de poder, em toda a Europa até o século XIX? Porque ele tem resistido em alguns países, como Itália, Espanha, Rússia, após a II Guerra Mundial?
Em Portugal, até o fim da ditadura de Salazar em 1974?

Ele resistiu até o colapso do sistema político absolutista, onde a riqueza ligada à posse da terra foi distribuída em breve. No sul da Itália, foram os latifundiários aristocratas Bourbons que manteve seus privilégios relacionados à posse e à exploração da terra, mesmo após a formação do Reino da Itália. A partir destes, o Governo do Norte tinha o consenso político e não por trabalhadores rurais, mal educado e tratados como os trabalhadores não qualificados.
E eu sei e lembro os nossos pais ou nossos avós ainda, quando finalmente começou a ocupar as terras, de Puglia, Calábria e Sicília para cultivar e, portanto, ser capaz de dizer que eu próprio e depois decidir.

A pobreza do povo Português Saramago, Levantado do Chão - levantado da terra (título original do romance) está entrelaçada com a dignidade, o desejo de compra, com a compulsão triste e inevitável a obediência às leis do poder mantida por um Estado
militarista, com a PIDE, o regime de polícia, atroz e desumana, com o tempo da Igreja "pregação el'oblio demissão do sofrimento e da dor terreno.

Mas os homens e mulheres cantos, desgastado com a fadiga, sem nada na mão, bolso restos de comida e tabaco, estão ligados por Saramago às formigas com a cabeça erguida. ... testemunhas da atrocidade, impotente, mas com uma grande memória para fatos, nomes, as rotas percorridas pela injustiça!
A memória histórica é importante, lembra-se de Saramago, porque quem não acha que foi cruel para ser esquecido e cada fio, mais cedo ou mais tarde, ingressou na sua origem para formar um círculo.

Saramago é dura e cruel para quem a merece, e fala da ditadura, morreu de cansaço, falta, ou nas mãos da polícia, em conformidade com os detalhes; transforma perdedores em pessoas felizes e fá-lo com coragem e esperança.