giovedì 12 febbraio 2009

L'uomo duplicato di José Saramago

LL’uomo duplicato     di José Saramago,   Einaudi, 2003


Traduzione, R. Desti


Un uomo,  inseguendo il proprio doppio,  ci fa scoprire la paura dell'identico


Le virgole sono le vere protagoniste del romanzo di José Saramago, periodi lunghissimi nei quali si perde di vista il soggetto e il predicato verbale, chi parla, chi ascolta, chi assiste e chi è assente nell’azione del momento, una folla di emozione e ragione che confonde il lettore. Questa confusione lessicale è in realtà strettamente funzionale al tema del romanzo: Tertuliano Maximo Afonso, insegnante di storia, scopre di non essere solo ma di avere “un altro se stesso” in giro per la sua stessa città. Ma la curiosità dello stile letterario non si ferma qui, ci sono due figure raramente adoperate nella scrittura: quella del narratore che esprime dei giudizi sui fatti e sui sentimenti e arriva persino a condizionare le decisioni dei personaggi; quella del “senso comune” che in alcune evoluzioni della storia parla direttamente con Tertuliano Maximo Afonso indicando soluzioni “scontate”, “comuni” alle paradossali vicende del romanzo.


Ma la storia ha solo del paradossale, tutto quello che accade è geniale, imprevedibile e non per questo, reale.


Tertuliano Máximo Afonso vive solo, un matrimonio fallito alle spalle di cui non ricorda quasi nulla, una madre che sta lontana, una relazione che, forse, vorrebbe interrompere, generalmente depresso. Un giorno il collega di matematica gli consiglia di vedere la videocassetta di un film, una commedia leggera senza molte pretese. Tertuliano, tornato a casa, accende il videoregistratore e guarda la cassetta, e scopre che uno degli attori, un personaggio secondario, gli assomiglia in modo impressionante: forse piú giovane, e con i baffi che lui ora non ha piú, ma incredibilmente uguale, un gemello, quasi un doppio, un duplicato di se stesso. Perché quel film? Chi è l’attore uguale a lui? Come si chiamerà? Chissà in quali altri film ha recitato? Inizia cosí una ricerca via via sempre piú inquietante in cui il misterioso e l'onirico si alternano. Le identità esteriori (l’aspetto fisico) ossessiona Tertuliano Maximo Afonso e Antonio Claro mentre, la palese differenza cultuale, sentimentale e umana non sembra avere alcun valore (condanna alla società dell’apparenza? Ai temi della clonazione?).


 


Su web


http://www.railibro.rai.it/articoli.asp?id=14


http://www.vialattea.net/odifreddi/saramago.htm


 


 


José Saramago, scrittore portogheseJosé Saramago, nato ad Azinhaga nel 1922, narratore, poeta e drammaturgo portoghese, ha vinto il Premio Nobel per la Letteratura nel 1998. Presso Einaudi ha pubblicato L'anno della morte di Ricardo Reis, La zattera di pietra, Storia dell'assedio di Lisbona, Viaggio in Portogallo, Cecità, Oggetto quasi, Tutti i nomi, Il racconto dell'isola sconosciuta, La caverna, Il Vangelo secondo Gesù Cristo, Manuale di pittura e calligrafia, L'uomo duplicato, Saggio sulla lucidità, Poesie, Teatro, Don Giovanni o il dissoluto assolto, Le intermittenze della morte, Una terra chiamata Alentejo, Di questo mondo e degli altri e Le piccole memorie.



«L'uomo piú saggio che io abbia conosciuto non sapeva né leggere né scrivere. Alle quattro di mattina, quando la promessa di un nuovo giorno stava ancora in terra di Francia, si alzava dal pagliericcio e usciva nei campi, portando al pascolo la mezza dozzina di scrofe della cui fertilità si nutrivano lui e sua moglie, i miei nonni materni. [...] Talvolta, nelle calde notti d'estate, dopo cena, mio nonno mi diceva: "José, stanotte dormiamo tutti e due sotto il fico" [...]. In piena pace notturna, tra gli alti rami dell'albero, mi appariva una stella, e poi, lentamente, si nascondeva dietro una foglia, e, guardando da un'altra parte, come un fiume che scorre in silenzio nel cielo concavo, sorgeva il chiarore opalescente della Via Lattea. E mentre il sonno tardava ad arrivare, la notte si popolava delle storie e dei casi che mio nonno raccontava: leggende, apparizioni, spaventi, episodi singolari, morti antiche, zuffe di bastoni e pietre, parole di antenati, un instancabile brusio di memorie che mi teneva sveglio e al contempo mi cullava. Non ho mai potuto sapere se lui taceva quando si accorgeva che mi ero addormentato, o se continuava a parlare per non lasciare a metà la risposta alla domanda che gli facevo nelle pause piú lunghe che lui volontariamente metteva nel racconto: "E poi ?"
[...] Molti anni piú tardi, scrivendo per la prima volta di mio nonno Jeronimo e di mia nonna Josefa, mi accorsi che stavo trasformando le persone comuni che erano state in personaggi letterari, e che questo era probabilmente il modo per non dimenticarli, disegnando e ridisegnando i loro volti con un lapis cangiante di ricordi [...]. Nel dipingere i miei genitori e i miei nonni con i colori della letteratura, trasformandoli da semplici persone in carne e ossa in personaggi di nuovo e in modi diversi costruttori della mia vita, senza accorgermene stavo tracciando il percorso attraverso il quale i personaggi che avrei inventato, gli altri, quelli veramente letterari, avrebbero fabbricato e mi avrebbero portato i materiali e gli arnesi che, finalmente, nel buono e nel meno buono, nel sufficiente e nell'insufficiente, nel guadagnato e nel perduto, in quello che è difetto, ma anche in quello che è eccesso, avrebbero finito per fare di me la persona in cui oggi ancora mi riconosco: creatore di quei personaggi, ma al tempo stesso loro creatura».


José Saramago. Dalla lettura per il Premio Nobel, 7 dicembre


 


Agata Santamaria
 

1 commento:

  1. Affascinante. Mi incuriosisce soprattuto la funzione del narratore. Lo metterò in wish list!

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