lunedì 28 dicembre 2009

Una Canzone stupenda, delle voci più che mai vicine!!

Resta
Ana Carolina e Chiara Civello





Eu já não sei respirar quando estou ao lado seu
Juro que me falta o ar a paixão bateu
Você é aquela mulher escondida nas letras de tantas canções
Deste lado do rio eu posso ver tudo o que é seu
Delicadeza e mistério que nem você percebeu
Quero chamar sua atenção com as pausas do meu violão
Resta nada resta
Leio o seu nome nas águas do amor que correm a deslizar
Passa tudo passa
Se eu não consigo dizer eu só posso escrever cartas com o olhar
Com o olhar

Se io riesco a parlare ora che sei con me
(Se eu arrisco a dizer, agora que estás comigo)
è un nuovo modo di essere dimmi tu che cos'è
(é um novo modo de ser, diga-me tu que coisa é,)
tu che raccogli il mio cuore senza far rumore
(tu que acolhes o meu coração sem fazer clamor)
da questo lato del fiume ogni cosa à piu facile
(deste lado do rio cada coisa é mais fácil)
le mani scorrono libere su di te
(as mãos escorrem livres sobre ti)
tu che respiri le pause della mia canzone
(tu que suspendes a respiração pela minha canção)
resta, resta, resta
(fica, fica, fica)
ora che scrivo il tuo nome sull'acqua del fiume
(agora que escrevo o teu nome sobre a água do rio)
passa tutto passa
(passa, tudo passa,)
tu non sei una primavera non sei una sera
(tu não és uma primavera, não és uma noite)
perchè apro gli occhi e ti trovo ancora?
(porque abro os olhos e te encontro ainda,)
ti trovo ancora?
(te encontro ainda.)

sabato 12 dicembre 2009

Ausencia

evoraAusencia


Evora Cesaria - Goran Bregovic












Ausencia, ausencia
Si asa um tivesse
Pa voa na esse distancia
Si um gazela um fosse
Pa corrê sem nem um cansera

Anton ja na bo seio
Um tava ba manchê
E nunca mas ausencia
Ta ser nôs lema

Ma sô na pensamento
Um ta viajà sem medo
Nha liberdade um tê'l
E sô na nha sonho

Na nha sonho miéforte
Um tem bô proteçäo
Um tem sô bô carinho
E bô sorriso

Ai solidäo tô'me
Sima sol sozim na céu
Sô ta brilhà ma ta cegà
Na sê claräo
Sem sabe pa onde lumia
Pa ondê bai
Ai solidäo é um sina

Ausencia, ausencia

mercoledì 11 novembre 2009

lunedì 2 novembre 2009

Ana Carolina - Quem de nos dois

ana carolina


Quem de nos dois

Ana Carolina












Eu e você
Não é assim tão complicado
Não é difícil perceber...


Quem de nós dois
Vai dizer que é impossível
O amor acontecer...


Se eu disser
Que já nem sinto nada
Que a estrada sem você
É mais segura
Eu sei você vai rir da minha cara
Eu já conheço o teu sorriso
Leio o teu olhar
Teu sorriso é só disfarce
O que eu já nem preciso...


Sinto dizer que amo mesmo
Tá ruim prá disfarçar
Entre nós dois
Não cabe mais nenhum segredo
Além do que já combinamos


No vão das coisas que a gente disse
Não cabe mais sermos somente amigos
E quando eu falo que eu já nem quero
A frase fica pelo avesso
Meio na contra mão
E quando finjo que esqueço
Eu não esqueci nada...


E cada vez que eu fujo, eu me aproximo mais
E te perder de vista assim é ruim demais
E é por isso que atravesso o teu futuro
E faço das lembranças um lugar seguro...
Não é que eu queira reviver nenhum passado
Nem revirar um sentimento revirado
Mas toda vez que eu procuro uma saída
Acabo entrando sem querer na tua vida


Eu procurei qualquer desculpa pra não te encarar
Pra não dizer de novo e sempre a mesma coisa
Falar só por falar
Que eu já não tô nem aí pra essa conversa
Que a história de nós dois não me interessa...
Se eu tento esconder meias verdades
Você conhece o meu sorriso
Lê o meu olhar
Meu sorriso é só disfarce
O que eu já nem preciso...


E cada vez que eu fujo, eu me aproximo mais
E te perder de vista assim é ruim demais
E é por isso que atravesso o teu futuro
E faço das lembranças um lugar seguro...
Não é que eu queira reviver nenhum passado
Nem revirar um sentimento revirado
Mas toda vez que eu procuro uma saída
Acabo entrando sem querer na tua vida

sabato 31 ottobre 2009

Il Vangelo secondo Gesù Cristo di José Saramago

Il Vangelo secondo Gesù Cristo di José SaramagoIl Vangelo secondo Gesù Cristo


di José Saramago, Einaudi, 1997


Al termine della lettura de “Il Vangelo secondo Gesù Cristo”, qualche giorno fa, ho pensato di non commentarlo perché ha sfiorato delle corde personali molto delicate.


[Al di là dell’essere atei o uomini e donne di fede, Gesù fa parte della nostra vita perché chi, da bambino, non lo ha cullato tra le mani cantando la notte della sua nascita? Chi in momenti particolari della propria vita, di sconforto e persino di felicità, non ha parlato direttamente con Lui invocando aiuto e comprensione? E se da adulti capita di allontanarsi dalla fede, continua ad essere un simbolo; del resto mi ha insegnato il rispetto per il prossimo, la non violenza, il perdono e soprattutto la tolleranza per le religioni.]


Ma poi, dopo le numerose critiche che in questi giorni i quotidiani vanno sollevando sulla pubblicazione del nuovo romanzo di José Saramago, “Caino”, ho deciso di scrivere, di raccontare quanto l’approccio letterario alle sacre scritture adottato dall’autore non sia assolutamente da ritenersi blasfemo. Come in occasione della pubblicazione de “Il Vangelo secondo Gesù Cristo”, che nel 1992 significò per Saramago (coinvolto dallo scandalo) il trasferimento della sua residenza da Lisbona a Lanzarote, anche in questi giorni egli sostiene, rispondendo alla Chiesa Lusitana, che “Nella Bibbia si narrano crudeltà, incesti, violenze di ogni genere, carneficine. Tutto ciò è incontestabile, ma è bastato che lo dicessi io, per suscitare una polemica”. La Chiesa - ha aggiunto Saramago - vorrebbe piazzare un teologo dietro ciascun lettore della Bibbia per spiegargli ciò che sta leggendo e sostenere che quello che legge va interpretato in modo simbolico”. Ma “il diritto di riflettere appartiene a ciascun individuo”, ha dichiarato Saramago, denunciando “l'intolleranza delle religioni organizzate”.


Ritornando a “Il Vangelo secondo Gesù Cristo”, il lavoro svolto da Saramago non è criticabile da parte di tutti perché l’interpretazione delle Sacre Scritture non è un piccolo viaggio sacro/letterario ma presuppone una attenta conoscenza storica, culturale, religiosa e sociologica degli avvenimenti e della vita stessa del Profeta. E Saramago lo fa. Quello che stupisce, è la dimensione tutta umana di Gesù, della sua vita e delle persone che lo accompagnano. Come tutti i figli degli uomini, il figlio di Giuseppe e Maria nacque sporco del sangue di sua madre, vischioso delle sue mucosità e soffrendo in silenzio”. Sicuramente non siamo abituati a pensare che Gesù sia nato da un rapporto carnale tra Maria e Giuseppe e che dopo Gesù nacquero diversi fratelli e sorelle; che Giuseppe sia stato crocifisso dai romani e che abbia, per tutta la sua vita, vissuto con il rimorso di non aver salvato i bambini uccisi da Erode. Ma questi fatti biblici con i quali Saramago sfida la tradizione evangelica non dissacrano la vita del Profeta anzi, a mio modesto parere, le conferiscono ancor di più dimensione umana. Quando Gesù accetta e vive profondamente l’amore sensuale di Maria di Magdala e viene perfino descritto il loro primo incontro d’amore, non si avverte ripugnanza e Gesù in quel momento è un uomo moderno, più vicino a noi. Del resto non ha accettato gli inviti del Pastore, ovvero del diavolo tentatore, pur essendo vissuto con lui per anni.


Ma il nucleo centrale del romanzo, il vero capolavoro che Saramago ha saputo trarre dalla storia è nell’incontro sul lago tra Dio, Gesù e il diavolo (scusate ma in minuscola!) [vedi pag.332 e segg. Edizione Tascabile Einaudi]. “Disse Gesù, Sono venuto per sapere chi sono e che cosa dovrò fare per rispettare, nei tuoi confronti, la mia parte del contratto”. E Dio: “… È da quattromila anni che sono Dio degli ebrei, gente per sua natura litigiosa e complicata, ma con cui, stilato un bilancio dei nostri rapporti, non mi sono trovato male, visto che mi prendono sul serio e continueranno a farlo fino a dove la mia visione del futuro può arrivare… Se interpreterai bene la tua parte, cioè il ruolo che ti ho riservato nel mio piano, … da Dio degli ebrei diventerò Dio di coloro che chiameremo cattolici, alla greca…”. Ma quando Dio spiega a Gesù che per raggiungere questo obiettivo dovrà morire sulla croce soffrendo, e che dopo di lui saranno tante le vittime da sacrificare, una infinita lista di martiri della fede, Gesù non ci sta, non accetta un Padre così crudele, vendicativo, autoritario e…assetato di potere. Il suo tentativo di ribellione è invano perché Dio è onnipotente e così in un primo momento accetta ma, quando la morte gli sembra vicina, tenta di sovvertire l’ordine delle cose. Riecheggia a chiusura, la frase Uomini, perdonatelo, perché non sa quello che ha fatto”.


Agata Santamaria

venerdì 2 ottobre 2009

I casi del dottor Abílio Quaresma di F. Pessoa


pessoa2I casi del dottor Abílio Quaresma


Romanzi e racconti polizieschi

di Fernando Pessoa, Cavallo di Ferro, 2009


Pessoa un raccontoapri icona e leggi


Quando, nel 1935, Fernando Pessoa morì, molti dei suoi scritti erano ancora sconosciuti; il suo genio letterario è stato apprezzato solo dopo anni. Tra i suoi estimatori e critici, sicuramente Antonio Tabucchi a cui dobbiamo la traduzione in italiano di quasi tutti i suoi lavori. Antonio Tabucchi, grazie a degli scritti di Alvaro de Campos (uno dei tanti eteronimi di Pessoa) comprati in Francia negli anni settanta, si appassionò al lavoro dell’autore e cominciò a studiare portoghese per poterlo meglio apprezzare e finalmente tradurre.

 

È un uomo in conflitto con se stesso Fernando Pessoa, spesso estraneo al personale dolore dell’esistere ma a ciò reagisce l’otto marzo del 1914, il “giorno trionfale” in cui lui stesso proclama la nascita dei suoi eteronimi. Diventa l’abitatore di altri da sé, di un “baule pieno di gente” e come uno scherzo del destino, lui con un cognome che tradotto è “persona”, diventa tante “persone” tra i quali Alvaro de Campos, Ricardo Reis, Alberto Caeiro.

 

Nel famoso baule lasciato da Pessoa c’erano anche dei romanzi e racconti polizieschi, alcuni purtroppo incompiuti, altri pubblicati ma mai apprezzati dalla critica nonostante lo stesso autore li preferisse alle sue stesse opere poetiche. La casa editrice Cavallo di Ferro li ha coraggiosamente pubblicati questo anno in un unico volume dal titolo “I casi del dottor Abílio Quaresma”, tradotti a due mani da Guia Boni e Paolo Collo.


Ad Abílio Quaresma non manca nulla per somigliare agli investigatori inglesi di Edgar Allan Poe e Arthur Conan Doyle; è un medico che non esercita ma fa solo lo sciaradista ed il decifratore; studia la sintomatologia degli avvenimenti, fa la diagnosi e la prognosi delle circostanze (cfr “Il furto di Rua dos Capelistas”, pag. 401 e seg. di “I casi del dottor Abílio Quaresma”). È un antieroe, magro, malaticcio, poco interessato ai soldi ed alle mode; ciò che lo stimola è l’intelligenza, quella superiore, e non è assolutamente interessato a fare giustizia. Il delitto ed il criminale non sempre rappresentano il male. Dice Quaresma: “Non accuso: non accuso mai. Affermo e provo”.


Pur essendo stati scritti durante gli anni delle guerre mondiali, i racconti polizieschi di Fernando Pessoa non alimentano o incitano la violenza ma stimolano l’intelligenza con un continuo giocare di chiavi, chiavistelli, falsi, copie, doppie identità, scomparse.

 

Un libro stuzzicante, soprattutto per chi ama i rompicapi… da leggere!!

Agata Santamaria


http://www.cavallodiferro.it/catalog/title/index.php?cmd=ext&title_id=66&subclass=
 

giovedì 1 ottobre 2009

Sara Tavares - Dam bô

tavaresSara Tavares










dall'album "Balancê" un brano lindo scritto in crioulo, un misto tra portoghese e mille espressioni africane. 


Music and Lyrics di Hernani Almeida, scritta per Sara Tavares

Dam bô


"m'ka kre vivê assim
sem sintib li ma mi
ech perguntam ke k'um tem
m'respondech kum suspire


m'passá pok temp tá
percebê k era bô
um razão pam sorri
ta tchigá dia d' volta


dam bô
ka krê f'ca mi só
dam bô
m'krê bô li ma mi


rio passá e'll dzê nô bá
bá k'di mar, ke ti ta tchomá
sol brilhá, mar mansá
bô descansá nha alma


dam bô
ka krê f'ca mi só
dam bô
m'krê bo li ma mi"


http://www.myspace.com/saratavares
http://www.saratavares.com/

Il Quaderno di José Saramago

il quaderno cop
Dal primo ottobre nelle librerie

Il Quaderno
di José Saramago


edito da Bollati Boringhieri



Leggi rassegna stampa:

http://www.bollatiboringhieri.it/

giovedì 17 settembre 2009

Domani nella battaglia pensa a me di Javier Marías

salvaDomani nella battaglia pensa a me

di Javier Marías, Einaudi 1998



"Domani nella battaglia pensa a me, e cada la tua spada senza filo. Domani nella battaglia pensa a me, quando io ero mortale, e lascia cadere la tua lancia rugginosa. Che io pesi domani sopra la tua anima, che io sia piombo dentro al tuo petto e finiscano i tuoi giorni in sanguinosa battaglia. Domani nella battaglia pensa a me, dispera e muori". W. Shakespeare 


Alcuni sostengono che leggere romanzi è un no-sense in quanto storie mai esistite e che mai esisteranno. Li invito a leggere l’epilogo di "Domani nella battaglia pensa a me" di Javier Marías.


 


“Sembra un dato di fatto che l’uomo [...] ha bisogno di conoscere il possibile oltre il vero, le congetture e le ipotesi e i fallimenti oltre ai fatti, ciò che è stato tralasciato e ciò che sarebbe potuto essere oltre a quello che è stato. [...] ogni percorso si compone anche della perdite e dei nostri rifiuti, delle nostre omissioni e dei nostri desideri insoddisfatti, di ciò che una volta abbiamo tralasciato o non abbiamo scelto o non abbiamo ottenuto, delle numerose possibilità che nella maggior parte dei casi non sono giunte a realizzarsi – tutte tranne una, alla fin fine -, delle nostre esitazioni e dei nostri sogni, dei progetti falliti [...]. E mi spingo a pensare che sia appunto la finzione a raccontarci tutto questo, o meglio, a servirci da promemoria di quelle dimensione che siamo soliti lasciare da parte al momento di raccontare e di spiegare noi stessi e la nostra vita [...]”.


 


Nei primi capitoli del romanzo si ha l’impressione di essere a teatro: le scene sono lente, le descrizioni materiali e le dinamiche psicologiche profonde e articolate. In cinquanta pagine Javier Marías descrive quello che accade in pochi minuti. Una donna invita un uomo a casa a cena. Marta sposata con un figlio piccolo e con il marito in viaggio di lavoro; Victor divorziato, a caccia di esperienze sessuali. Stanno per fare l’amore, e fin qui niente di strano o surreale, ma lei comincia a sentirsi male e in pochi minuti muore. Victor decide di andare via, di lasciare il bambino da solo con la madre morta, di non chiamare nessuno ma da quel momento è intrappolato nel “dopo vita” di Marta.


Di qui parte il romanzo e si avvia la macchina della finzione. Ciò che Victor imparerà su Marta e sulla sua famiglia lo lascerà sempre più incredulo. Ma è la vita, e a volte anche la morte, a lasciarci così, confusi…


Svelare il mistero della vita di Marta, del perché si accingeva a tradire un marito “in apparenza” sinceramente innamorato di lei, perseguita Victor… e noi, per tutto il romanzo.


E impariamo che le realtà che costruiamo per i nostri occhi e per i nostri neuroni non sono mai come sembrano; anche le persone a noi più chiare, nel tempo, non restano uguali a sé, o meglio a ciò che noi pensavamo, ma si modificano alternativamente; muoiono e rinascono.


Agata Santamaria


 


Ascolta:


http://www.einaudi.it/multimedia/Diego-De-Silva-consiglia-Domani-nella-battaglia-pensa-a-me

lunedì 18 maggio 2009

Equatore di Miguel Sousa Tavares

Equatore


Equatore


 


di Miguel Sousa Tavares


Cavallo di ferro, Roma, 2005


 


 


È nelle isole di São Tomé e Príncipe che si ambienta il romanzo di Miguel Sousa Tavares, Equatore, edito in Italia da Cavallo di Ferro nel 2005 e vincitore del Premio Grinzane Cavour 2006. Miguel Sousa Tavares è nato a Porto. Dapprima avvocato, poi giornalista e scrittore.


 


 


 


Il Portogallo e la questione della schiavitùsao_tome


La perdita del Brasile come colonia nel 1822 modifica in modo drastico la geografia dell’impero coloniale portoghese. In Africa restano solo le colonie in Angola, Mozambico, Guinea Bissau, Capo Verde, S. Tomé e Principe mentre sono Inghilterra e Francia a dominare il resto del continente nero.


 


I portoghesi - abituati per tradizione a forme di dipendenza economica dalle colonie - tentano di sfruttare i pochi vantaggi offerti dalle regioni in loro possesso:implementano le produzioni agricole locali, da rivendere come prodotti esotici sui mercati europei, e puntano con forza sul lavoro schiavile nonostante il Congresso di Vienna, nel 1814, avesse dichiarato l’abolizione della tratta degli schiavi.


È così che l’Inghilterra inizia a usare forme di pressione morale e materiale contro i portoghesi: una sorta di ingerenza umanitaria, sostenuta sulla scorta dei diritti violati dei neri africani, ma spinta in realtà dall’esigenza di assoggettare definitivamente una potenza minore.


Anche a São Tomé e Príncipe la presenza portoghese agli inizi del novecento è sotto accusa: le isole, disabitate prima dell’arrivo dei portoghesi nel 1469, erano state un punto di appoggio ideale per la tratta degli schiavi dall’Africa verso le Americhe ma nel diciannovesimo secolo si scoprì che il loro terreno vulcanico rendeva il terreno particolarmente fertile ed indicato per la coltivazione della canna da zucchero, caffè e cacao. Per coltivare i terreni i portoghesi cominciarono a procurarsi la manodopera in particolar modo tra la popolazione angolana e non potendoli definire schiavi (nel 1876 avevano abolito loro stessi la schiavitù) istituirono il regime di “lavoro forzato retribuito”.


tavares …. il romanzo….   nel 1905, Re Don Carlos nomina un nuovo governatore per le isole di São Tomé e Príncipe, Luis Bernardo Valença, con il compito di dimostrare l’assenza di pratiche schiaviste sull’isola. Le condizioni di lavoro sono terribili, tra il calore e l’umidità delle piantagioni ma si può parlare di schiavitù? I lavoratori hanno dei regolari contratti di lavoro ma sono veramente liberi? Sono domande che improvvisamente acquistano per il nuovo governatore e per i proprietari delle roças (piantagioni) una valenza fondamentale. Se il console britannico inviato sul loco a distanza di un mese dal nuovo governatore portoghese, riterrà che la schiavitù esiste, la società britannica Cadbury cesserà di importare cacao da São Tomé e l’economia, di seguito, crollerà.


Ma Luís Bernardo Valença è un uomo moderno e crede di avere le giuste capacità per convincere i proprietari delle roças a non trattare i propri lavoratori negri come schiavi. Si ritiene altresì in grado di convincere il console inglese, inviato appositamente sulle isole, che non esiste schiavitù e che sarebbe cosa ingiusta applicare l’embargo alle importazioni.  Lascia Lisbona, gli amici e i club;  vende la società di trasporto marittimo e decide di trascorrere a São Tomé e Príncipe tre anni della sua vita.


Tavares dimostra una abilità superba non solo nel dare tessuto alla passione del governatore con la moglie del console inglese, strizzando l’occhio ai romanzi classici del novecento inglese, ma anche e soprattutto nel contrapporre i due sistemi di valori (schiavismo e non schiavismo) e nell’offrire una valida ricostruzione storica del periodo, cifre reali alla mano.


Non nascondo che il finale è a sorpresa…


Agata Santamaria


Ascolta   http://www.radioalt.it/radioalt/news.asp?id=588


Guarda (in Portogallo è stato realizzato un serial televisivo ispirato al romanzo, di grande successo)  http://www.youtube.com/watch?v=kObnwyE7op4


 

domenica 22 febbraio 2009

Fiume di Fiori di Miguel Sousa Tavares

Fiume di fioriFiume di Fiori

di Miguel Sousa Tavares

Cavallo di Ferro, Roma 2008

 


Cavallo di Ferro è una coraggiosa casa editrice romana che pubblica libri di autori non conosciuti prestando particolare attenzione alla letteratura spagnola e portoghese. Nasce infatti dall’omonima casa editrice con sede a Lisbona (Cavalo de ferro). Ho scoperto così Romana Petri (Ovunque io sia) e il portoghese Miguel Sousa Tavares. Nato a Porto, dopo la laurea in giurisprudenza, lavora come giornalista. Ha debuttato come romanziere con “Equatore”, un successo sorprendente in Portogallo. Ha fatto seguito “Fiume di Fiori” (Rio das flores).

Il romanzo potrebbe sembrare una telenovela ma diventa interessantissimo grazie al meticoloso lavoro di ricerca storica dell’autore. Attraverso il racconto delle tre generazioni della famiglia Ribeira Flores, si legge la storia del Portogallo, dell’Europa e del Brasile, dal 1915, anno dell’instaurazione della prima repubblica portoghese, al 1945, fine della seconda guerra mondiale. È una critica spietata a tutto ciò che offende la libertà sia personale, sentimentale e morale, sia politica e sociale.
Figli di un monarchico, proprietario terriero dell’Alentejo, Diogo e Pedro sono profondamente diversi: il primo intellettuale e profondamente contrario a ogni forma di totalitarismo, cerca il cambiamento ed in suo nome decide di lasciare la moglie, le terre, il Portogallo torturato dalla dittatura di Salazar. Si costruisce una nuova vita in Brasile dove crea un’altra famiglia con una donna mulatta. Pedro, invece, è conservatore, decide di intervenire nella guerra Civile Spagnola affianco ai franchisti e, al suo ritorno, difende la sua posizione di latifondista.

Lo sapevate che:
Salazar, che professava la sua neutralità nei confronti del regime nazista, dava ai tedeschi totale libertà di eseguire servizi di spionaggio a Lisbona; li riforniva di tungsteno, estratto dalle miniere portoghesi ed essenziale per la fabbricazione di armi per la Wehrmacht. Solo dopo anni di insistenze da parte degli inglesi, e a seguito di un vero e proprio ultimatum da parte di Churchill, concesse nel 1943 il permesso di installare una base aerea militare nelle isole Azzorre, affinché americani e inglesi potessero rendere più efficaci i combattimenti aerei contro i sottomarini tedeschi nel Nord Atlantico.
Agata Santamaria


giovedì 12 febbraio 2009

L'uomo duplicato di José Saramago

LL’uomo duplicato     di José Saramago,   Einaudi, 2003


Traduzione, R. Desti


Un uomo,  inseguendo il proprio doppio,  ci fa scoprire la paura dell'identico


Le virgole sono le vere protagoniste del romanzo di José Saramago, periodi lunghissimi nei quali si perde di vista il soggetto e il predicato verbale, chi parla, chi ascolta, chi assiste e chi è assente nell’azione del momento, una folla di emozione e ragione che confonde il lettore. Questa confusione lessicale è in realtà strettamente funzionale al tema del romanzo: Tertuliano Maximo Afonso, insegnante di storia, scopre di non essere solo ma di avere “un altro se stesso” in giro per la sua stessa città. Ma la curiosità dello stile letterario non si ferma qui, ci sono due figure raramente adoperate nella scrittura: quella del narratore che esprime dei giudizi sui fatti e sui sentimenti e arriva persino a condizionare le decisioni dei personaggi; quella del “senso comune” che in alcune evoluzioni della storia parla direttamente con Tertuliano Maximo Afonso indicando soluzioni “scontate”, “comuni” alle paradossali vicende del romanzo.


Ma la storia ha solo del paradossale, tutto quello che accade è geniale, imprevedibile e non per questo, reale.


Tertuliano Máximo Afonso vive solo, un matrimonio fallito alle spalle di cui non ricorda quasi nulla, una madre che sta lontana, una relazione che, forse, vorrebbe interrompere, generalmente depresso. Un giorno il collega di matematica gli consiglia di vedere la videocassetta di un film, una commedia leggera senza molte pretese. Tertuliano, tornato a casa, accende il videoregistratore e guarda la cassetta, e scopre che uno degli attori, un personaggio secondario, gli assomiglia in modo impressionante: forse piú giovane, e con i baffi che lui ora non ha piú, ma incredibilmente uguale, un gemello, quasi un doppio, un duplicato di se stesso. Perché quel film? Chi è l’attore uguale a lui? Come si chiamerà? Chissà in quali altri film ha recitato? Inizia cosí una ricerca via via sempre piú inquietante in cui il misterioso e l'onirico si alternano. Le identità esteriori (l’aspetto fisico) ossessiona Tertuliano Maximo Afonso e Antonio Claro mentre, la palese differenza cultuale, sentimentale e umana non sembra avere alcun valore (condanna alla società dell’apparenza? Ai temi della clonazione?).


 


Su web


http://www.railibro.rai.it/articoli.asp?id=14


http://www.vialattea.net/odifreddi/saramago.htm


 


 


José Saramago, scrittore portogheseJosé Saramago, nato ad Azinhaga nel 1922, narratore, poeta e drammaturgo portoghese, ha vinto il Premio Nobel per la Letteratura nel 1998. Presso Einaudi ha pubblicato L'anno della morte di Ricardo Reis, La zattera di pietra, Storia dell'assedio di Lisbona, Viaggio in Portogallo, Cecità, Oggetto quasi, Tutti i nomi, Il racconto dell'isola sconosciuta, La caverna, Il Vangelo secondo Gesù Cristo, Manuale di pittura e calligrafia, L'uomo duplicato, Saggio sulla lucidità, Poesie, Teatro, Don Giovanni o il dissoluto assolto, Le intermittenze della morte, Una terra chiamata Alentejo, Di questo mondo e degli altri e Le piccole memorie.



«L'uomo piú saggio che io abbia conosciuto non sapeva né leggere né scrivere. Alle quattro di mattina, quando la promessa di un nuovo giorno stava ancora in terra di Francia, si alzava dal pagliericcio e usciva nei campi, portando al pascolo la mezza dozzina di scrofe della cui fertilità si nutrivano lui e sua moglie, i miei nonni materni. [...] Talvolta, nelle calde notti d'estate, dopo cena, mio nonno mi diceva: "José, stanotte dormiamo tutti e due sotto il fico" [...]. In piena pace notturna, tra gli alti rami dell'albero, mi appariva una stella, e poi, lentamente, si nascondeva dietro una foglia, e, guardando da un'altra parte, come un fiume che scorre in silenzio nel cielo concavo, sorgeva il chiarore opalescente della Via Lattea. E mentre il sonno tardava ad arrivare, la notte si popolava delle storie e dei casi che mio nonno raccontava: leggende, apparizioni, spaventi, episodi singolari, morti antiche, zuffe di bastoni e pietre, parole di antenati, un instancabile brusio di memorie che mi teneva sveglio e al contempo mi cullava. Non ho mai potuto sapere se lui taceva quando si accorgeva che mi ero addormentato, o se continuava a parlare per non lasciare a metà la risposta alla domanda che gli facevo nelle pause piú lunghe che lui volontariamente metteva nel racconto: "E poi ?"
[...] Molti anni piú tardi, scrivendo per la prima volta di mio nonno Jeronimo e di mia nonna Josefa, mi accorsi che stavo trasformando le persone comuni che erano state in personaggi letterari, e che questo era probabilmente il modo per non dimenticarli, disegnando e ridisegnando i loro volti con un lapis cangiante di ricordi [...]. Nel dipingere i miei genitori e i miei nonni con i colori della letteratura, trasformandoli da semplici persone in carne e ossa in personaggi di nuovo e in modi diversi costruttori della mia vita, senza accorgermene stavo tracciando il percorso attraverso il quale i personaggi che avrei inventato, gli altri, quelli veramente letterari, avrebbero fabbricato e mi avrebbero portato i materiali e gli arnesi che, finalmente, nel buono e nel meno buono, nel sufficiente e nell'insufficiente, nel guadagnato e nel perduto, in quello che è difetto, ma anche in quello che è eccesso, avrebbero finito per fare di me la persona in cui oggi ancora mi riconosco: creatore di quei personaggi, ma al tempo stesso loro creatura».


José Saramago. Dalla lettura per il Premio Nobel, 7 dicembre


 


Agata Santamaria
 

lunedì 9 febbraio 2009

 

Obrigada Lisboa


 


Per tutto… per averti finalmente incontrata e così diversa da come immaginata, scoperta.


Per i tuoi colori, pochi e sbiaditi dal tempo; per le tue strade ripide, disorientanti e multiformi.


Per il tuo vento, quello che il Tago trasporta dall’oceano con i colori del tramonto, gli odori del mangiare, pesce e dolci, cibi primordiali.


Saluto la colonia di gatti del Castello, tutti immobili ad ammirare il tuo sole; riascolto la gente parlare quella lingua dolce e severa insieme, così vicina alla lingua della mia terra; canto ancora le melodie del fado e ricordo il mio amore perduto; bevo il tuo vino fino a non poterne più…


Riprendo il tram 28 e mi inerpico tra le strade e guardo la terra, il fiume oceano ed i pescatori stanchi… in cerca di riposo.


Mi hai mostrato l’umiltà della vita, la gioia del tuo vivere semplice, la bellezza della povertà quando c’è comunione.


Obrigada, muito obrigada, Señora.