venerdì 12 settembre 2008

La velocità della luce

la velocità della luceLa velocità della luce


di Javier Cercas


Ugo Guanda Edizioni, Parma, 2005


 


Credete voi agli incontri capaci di insegnarci cose che torneranno utili a distanza di tempo e di spazio?


“La velocità della luce” di Javier Cercas svela questo mistero.


 


 


                 L’aspirante scrittore catalano, il cui nome resta sconosciuto lungo tutto il romanzo, ha delle forti similitudini biografiche con lo stesso Cercas. Anche lui inizia a lavorare nel mondo dell’editoria, anche lui si trasferisce in una Università dell’Illinois per insegnare letteratura spagnola. Qui incontra Rodney Falk, un reduce della guerra in Vietnam, esperto conoscitore di letteratura ma allo stesso tempo uomo schivo e profondamente solo.


Il giovane catalano si lascia coinvolgere dal mistero di Rodney e, a seguito della sua scomparsa, lo cerca invano. Attraverso i ricordi del padre e le lettere scritte dalla guerra che il padre di Rodney gli regala, conosce i perché dell’inquietudine del suo amico, scopre l’orrore della guerra.


 


“… ma Rodney non ci mise molto a capire che l’azione combinata di Vietnam e vita militare gli aveva tolto complessità, e questo, che considerava come una sorta di mutilazione della propria personalità, in fondo all’animo gli procurava un certo sollievo: la condizione di soldato annullava il suo margine di autonomia personale, ma quel divieto di decidere per se stesso, quell’essere sottomesso alla stretta gerarchia militare, umiliante e degradante com’era, agiva al tempo stesso da anestetico che generava in lui una contentezza sconosciuta, abietta ma reale, perché in quel modo scoprì sulla propria pelle che la libertà è più ricca della schiavitù, ma anche più dolorosa, e per lo meno lì, in Vietnam, ciò che meno desiderava era soffrire”.


 


Ma l’orrore non appartiene solo ai campi di battaglia: è questo il vero filo conduttore del romanzo. La società della pace apparente produce mostri e tra questi la voglia di successo da cui sarà travolto lo stesso giovane catalano a distanza di anni. Diventato scrittore famoso, in nome della celebrità perde di vista se stesso cercando soddisfazioni personali sempre più superficiali e soprattutto, trascurando sua moglie e di suo figlio, diventa complice della loro stessa morte.


Rimasto solo come Rodney, faccia a faccia con i propri demoni, il giovane protagonista sente che l’unico possibile riscatto è ritrovare l’amico per scoprire da quale colpa, da quale ricordo preciso stia fuggendo; ma anche per non lasciare che tutto sia stato inutile, che tanto dolore finisca ingoiato dall’oblio...


 


“… Allora capii di colpo quello che non ero stato in grado di capire quella notte di tanti anni addietro, e cioè che se io avevo lasciato la festa ed ero andato dietro a Rodney era stato perché guardandolo alla finestra avevo intuito che era l’uomo più solo del mondo e che, per qualche indubbio motivo che tuttavia non era alla mia portata, io ero l’unica persona che potesse fargli compagnia, e capii anche che, in quella notte di tanti anno dopo, la situazione si era invertita. Adesso anch’io ero responsabile della morte di una donna e di un bambino (o comunque mi sentivo responsabile della morte di una donna e di un bambino), adesso ero io l’uomo più solo del mondo, un animale perso in mezzo a un branco di animali di un’altra specie, e adesso era Rodney, e forse soltanto Rodney, che poteva farmi compagnia, perché lui aveva percorso molto tempo prima e per molto più tempo di me lo stesso tunnel di orrore e rimorsi…”


Ma quando arriva a Rantoul per incontrare Rodney…



 



cercas


9 Intervista di Elisabetta Menetti a Javier Cercas


I ritagli della storia e la memoria dei romanzi


http://www.griseldaonline.it/percorsi/6cercas_it.htm


?Articolo – Curiosità di Javier Cercas


 http://www.emigratisardi.com/Chi-manovra-i-microchip-del.html?debut_articles_rubrique=45


Agata Santamaria

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