martedì 31 luglio 2007

Un antropologo su Marte

   Un antropologo su Marte                     


Un antropologo su Marte


di Oliver Sacks (1995)


Frammenti 


“Difetti, disturbi, e malattie possono […] avere un ruolo di paradosso, portando alla luce risorse, sviluppi, evoluzioni e forme di vita che, in loro assenza, potrebbero non essere mai osservati e nemmeno – immaginati”.


La malattia e il suo paradosso (il potenziale creativo) è il tema di Un antropologo su Marte.


“Il meno del deficit si trasforma nel più della compensazione”.


“La malattia implica una contrazione della vita, ma tali contrazioni non devono avere luogo. Quale che sia il loro problema, mi sembra che quasi tutti i miei pazienti siano protesi verso la vita, e non solo a dispetto delle loro condizioni, ma sovente proprio a causa di esse, e perfino con il loro aiuto”.



 


  Si segnala una interessante intervista a Oliver Sacks su:


http://www.innernet.it/la-natura-della-consapevolezza-intervista-a-oliver-sacks/


 

lunedì 30 luglio 2007

L'uomo che scambiò sua moglie per un cappello

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L'uomo che scambiò sua moglie per un cappello


di Oliver Sacks (1986)


Frammenti


"... altro non siamo se non un fascio o un accumulo di sensazioni diverse, che si susseguono con inimmaginabile rapidità, e sono in perpetuo flusso e movimento" - David Hume


In base al pensiero di Hume, la memoria è necessaria a dare un senso alla nostra esistenza. Sacks contraddice questo pensiero parlando dell'uomo senza memoria affetto dalla Sindrome di Korsakov. Questi ha volontà, sentimento, sensibilità, coscienza morale. Idem per gli afasici che, pur perdendo la capacità di comprendere le parole, affinano una capacità compensativa, quella di comprendere bene i sentimenti e la sincerità delle persone ascoltanto i loro toni, l'espressione della voce. Descrivendo il comportamento di un gruppo di afasici statunitensi che ridono ascoltano un discorso del Presidente Sacks afferma: “In questo risiede dunque la loro capacità di comprensione: possono capire, senza le parole, ciò che è genuino e ciò che non lo è. Erano quindi le smorfie, gli istrionismi, i gesti e soprattutto i toni e le cadenze della voce a suonare falsi per questi pazienti privi di parola ma dotati di un’immensa sensibilità. E perciò, non ingannati e non ingannabili dalle parole …”


Ecco dunque il paradosso il paradosso del discorso del Presidente “… Noi normali, indubbiamente aiutati dal nostro desiderio di essere menati per il naso, fummo veramente menati per il naso. E così astuta era stata la combinazione di un uso ingannevole delle parole con un tono ingannatore che solo i cerebrolesi ne rimasero indenni, e sfuggirono all’inganno”.